Argilla noi, argilla come vita. Distilla dall’argilla Benvenuto le forme che il Signore suggerisce e nascono figure ed ocarine e zufoli che cantano magie. Ruba alle stelle polvere sottile e tinge di colori le cotture. Modella in aria personaggi strani; dai fori soffia dentro un po’ di vita. Esce una nota, un sibilo, un richiamo; la fantasia si immagina che sia il fiato caldo l’anima di un uomo e il suono acuto la sua voce prima. L’argilla che modella con le mani è carne umana, è vita che respira. Gli leggo in fondo agli occhi un’emozione, mi legge sulle labbra le parole che vorrei dire ma non oso dire. Poesia si dice quello che rimane. Io chiamo Benvenuto e Giuseppina fratelli nelle scelte esistenziali. L’argilla che ci unisce e ci avvicina è terra nostra, carne della duna. L’argilla è imitazione della vita, materia indeperibile, infinita che muore e poi rinasce. Così siamo.
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